Piano piano gli mostrerai l’assurdità delle sue affermazioni o prese di posizione senza dirgli che sono assurde. La presa di coscienza è la punizione peggiore.
Prendere coscienza presuppone la voglia di riavvolgere il nastro e guardarlo con occhi nuovi. Non ne avrà mai desiderio o un motivo per farlo. Semplicemente non ci penserà nemmeno.
Allora arriverà il distacco. Non ti importerà più nulla di avere qualcuno dalla tua parte. Ci stai già tu, dalla tua. E, non imbarazzarti, sei talmente esuberante ed ingombrante, veemente e brillante, che di spazio ne lasci poco accanto a te. Anche se, ma lo sai già, io mi ci stringerei volentieri in quella fettina di ombra che proietti con quelle ossa magre.
Anche tu lo sai già che non voglio. Perché continui a ripetermelo. A distanza di anni, e cioè la cadenza tipica dei nostri incontri, non manchi di dirmelo. La verità è che, ormai, mi sono distaccata anche te.
Vuoi dirmi che il mio essere qui adesso, ascoltarti, capirti, parlarti non ha più alcun valore per te?
Poco. Lo stesso che darei al conoscente che si ferma al bar, di fretta, con l’ombrello sottobraccio e il giornale stropicciato nell’altra mano, a salutarmi un attimo, a dirmi che mi trova bene e che spera di rivedermi presto.
Allora vado.
Non rispose. Lo guardò allontanarsi. E nello stesso istante riprendeva l’attesa senza ansia del loro prossimo incontro.