Paura 

“Non sarà una notte di sesso a mandare a puttane la tua storia. Quel che la manda a puttane è il fatto che tu pensi che una notte di sesso mandi davvero a puttane la tua storia.”Continuò a rigirare lentamente il whisky dentro al bicchiere.

“Molto probabilmente, quando capiterà che la tua donna scopi con un altro tu non lo saprai mai”, proseguì imperterrito.

Non ero così certo di voler ascoltare quel discorso, ma lui non aveva finito. Aveva giusto raccolto le idee tra un sorso di whisky e l’altro. “Probabilmente sarai al bar a fare il cazzone con gli amici, lamentandoti di quanto lei sia una enorme rompicoglioni. E nel frattempo lei, che invece i coglioni non ha proprio voglia di romperseli, se la starà spassando alla grande”.

Ci mancò poco che mi soffocassi con il mio drink.

Non potei evitare di chiedermi cosa stesse facendo lei in quel preciso istante. La possibilità che razzolasse tra le lenzuola assieme ad un altro mi mandava il sangue al cervello.

Mi guardò come se potesse leggere nella mia mente e infatti, con un sorriso irriverente sulle labbra, mi disse:” Stai tranquillo”.

Non aggiunse altro, ma il fatto che avesse intuito esattamente il tenore dei miei pensieri mi fece incazzare e sentire in imbarazzo allo stesso tempo.

Aveva ragione. Ero un iracondo accecato dalla gelosia. Mi sentivo delle molle nelle gambe. Volevo saltare in piedi e precipitarmi a casa. Con l’unica motivazione di scoprire cosa lei stesse facendo.

Non riuscii a trattenermi. Posai il bicchiere sul tavolino e balzai letteralmente in piedi.

Gli ringhiai in faccia: “Sei davvero uno stronzo”.

Mi restituì un’occhiata senza speranza, allargò le braccia per farmi capire che non aveva nulla da aggiungere.

Sapevo che aveva centrato il bersaglio, ma le mie paure erano troppo profonde per essere sradicate da un discorso di buon senso.

Montai in macchina, ma a guidare non ero io. Mi lasciai condurre dall’ansia, dalla tachicardia, dalla rabbia. Non ricordo nemmeno di preciso dove lasciai l’auto. Ero già in ascensore, quando realizzai davvero che stavo salendo da lei. Usai il mio mazzo di chiavi per entrare. Un tamburo impazzito mi batteva nel petto.

Entrai guardingo, silenzioso, scivolai verso la camera da letto da cui proveniva una lama di luce. Lei era distesa a letto con il computer acceso. Probabilmente stava lavorando a uno dei suoi racconti. Rimasi immobile a guardarla. Era così bella. Trasalì non appena percepì la mia presenza e un sorriso felice come non capita spesso di vedere si allargò sul suo viso fino renderla angelica.

Finale amore:

“Vieni a sussurrarmi dentro al collo che sono una troia” mi intimò ridendo. Per una frazione di secondo restai di sasso. Poi le saltai addosso e iniziai baciarla dappertutto. Mi stava facendo sentire come se fossi il regalo più bello che avesse mai ricevuto.  Le mie paure si dissolsero. E capii che col cazzo tutte le storie finiscono. Non ci sono conti alla rovescia che iniziano nello stesso istante in cui nasce l’amore. Capii che non sarebbe stata una notte di sesso rubato a mandare a puttane la mia vita con lei.

Finale odio:

Le restituii uno sguardo gelido. Le mie paure si trasformarono in certezze, semplicemente lo perché volevo. Nessun margine per il dubbio. Un’ondata di furia cieca mi attraversò. Mi scagliai contro di lei, muto. Non dissi una parola, non emisi un verso. Nemmeno lei. Non risposi nemmeno ai Carabinieri quando vennero a prendermi. Nemmeno lei avrebbe mai più potuto rispondere a nessuna domanda.

 

 

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